Cari Amici!
Il crocifisso è il Logo dell’Europa! Per ragioni di attualità vogliamo offrire alcuni argomenti circa il dibattito sulla croce nei luoghi pubblici. Incoraggiamo anche a sposare la causa di un’Europa che non nega le sue radici. Soltanto cosí il nostro continente rimarrà un posto dove la libertà di religione e la tolleranza non sono buoni propositi ma realtà.
Dr. Martin Kugler
Per l‘équipe di Europa per Cristo
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Sommario di argomenti: 12 tesi per la croce nei luoghi pubblici
Il diritto alla libertà di religione può soltanto significare l’esercizio – non la libertà d’impatto. Il senso di una tale libertà non è quello di creare una società areligiosa.
Togliere la croce è una violazione allo stesso livello come sarebbe per atei di appenderla. Il muro bianco è ugualmente un’affermazione ideologica – soprattutto quando non è stato bianco per secoli. Lo stato “senza valori” è finzione, usata spesso in modo propagandistico.
Un presunto diritto di non essere confrontato con contenuti religiosi non può essere maggiore del diritto al libero esercizio della religione.
Stati che hanno firmato la Convenzione Europea dei Diritti Umani hanno concepito la “libertà di religione” sicuramente non come “libertà dalla religione”.
Giuristi parlano di un “slippery slope”: respingere agli inizi! Oggi sono affette le istituzioni da questa iconoclastia, un domani sarà la mia catenina con la croce fuori dall’appartamento!
Invece di combattere l'intolleranza religiosa viene combattuta la religione nei suoi simboli.
Non si possono combattere problemi politici tramite una lotta contro la religione. Il fondamentalismo areligioso si fa complice del fondamentalismo religioso perché ne provoca l'intolleranza.
Il Cristianesimo per sua natura si esprime all’esterno – non può mai essere fatto privato o messo nel ghetto!
Le popolazioni interessate vogliono mantenere la croce! È anche demograficamente problematico dare il primato ad interessi particolari.
Il crocifisso è il logo dell’Europa. È un simbolo religioso, ma è anche molto di più.
(Divulgazione e stampa desiderate con l'indicazione delle fonti!)
La Croce è il logo dell’Europa
di Martin Kugler
Quando il Cardinale König di Vienna nel 1960 si svegliava da un coma a causa di un incidente stradale grave nella Jugoslavia di allora, ha intravvisto sul muro una foto di Tito. Per il giovane arcivescovo fu un’esperienza che dette inizio ad un processo interiore che lo condusse ad una speciale solidarietà con i cristiani nei paesi comunisti. Per noi questa situazione può essere un aiuto per eliminare un fraintendimento con cui oggi si fa politica in Europa. Si tratta della falsa credenza che la vera libertà di religione esiste soltanto quando una società è libera dalla religione. Detto più diplomaticamente: il laicismo è il modo adeguato per lo Stato di esprimere la sua neutralità. Questo malinteso – adesso espresso tramite il giudizio della Corte Europea – si basa su due assunzioni che facilmente si possono confutare in un discorso libero da pregiudizi.
Primo: l’idea di uno Stato con valori neutri. È semplicemente naif e frutto di un’illusione.
Secondo: l’assunzione che un ambiente pubblico senza alcuna presenza di vita religiosa o simboli religiosi sia in qualche modo più “tollerante” o più congruo alla libertà di coscienza che un “public square” che permette o magari promuove manifestazioni di vita religiosa.
Il primo dei due presupposti fa ridere: uno Stato neutro riguardo ai valori? Neutro riguardo a frode fiscale e corruzione? Xenofobia e discriminazione? Peccati contro l’ambiente e molestie sessuali sul posto di lavoro? Uno stato che proibisce i naziskin ma permette la pornografia? Che favorisce certe forme di terzomondismo ma altre no? Tutto questo sulla base di valori neutri?
Qualcuno ci vuole far fessi! Già Goethe si è scagliato contro l’assurdità di parlare di “idee liberali”. Idee possono essere buone o giuste, liberale deve essere il nostro atteggiamento verso persone con altri convinzioni. Come storico posso interpretare il discorso riguardo allo Stato neutrale solo come reazione esagerata un po`in ritardo di intellettuali europei contro l’alleanza tra trono ed altare nei tempi passati.
Il secondo presupposto invece è più serio. Il grande giurista ebreo Joseph Weiler ha detto riguardo al dibattito sul riferimento a Dio nella Convenzione Europea: Come parte di una minoranza religiosa ci si sente molto più a suo agio in una società che rispetta i propri simboli religiosi piuttosto che in una società laicista che in modo missionario procede contro ogni forma di dichiarazione religiosa negando le proprie radici. Si potrebbe aggiungere: il togliere le croci negli ospedali pubblici lasciando muri bianchi ha anche il suo simbolismo e manda segnali alle persone morenti che alzano lo sguardo verso di essi.
Naturalmente una madre atea di uno scolaretto si potrebbe sentire infastidita dal crocifisso nelle aule. Peró questo è inevitabile. Anch’io mi sento infastidito quando entro in un ufficio postale nel quale c’è la foto del presidente per cui non ho votato. O quando portando mia figlia alla scuola, vedo manifesti del comune di Vienna che ho finanziato anch'io. Ci saranno sempre ed ovunque suggestioni, segnali ideologici, presenze virtuali, anche sessiste. La questione è in quale forma e con quale contenuto. E qui lo Stato dovrebbe interferire solo moderatamente. E quando è necessario non tramite divieti che recludono la religione in un ghetto. Oggi più che mai la croce non è simbolo di coercizione bensi di identità e di coesione d’Europa.
E cosí non mancava solo al Cardinale König nell’ospedale jugoslavo, ma mancherebbe anche a me e ai miei amici lontani dalla Chiesa: sulle cime delle alpe svizzere, nelle chiese di Borgogna e sulle ambulanze della Croce Rossa. Per il cristiano la croce è impegno e mistero. Ma per l’Europa è il migliore logo di tutti i tempi. Deve rimanere visibile.
(Quotidiano Die Presse, 6.11.09)
Dr. Martin Kugler ha studiato storia, scienze politiche e comunicazione. Dirige l’agenzia Kairos Consulting per non profit progetti a Vienna.